"Confessione di un serial killer"
Quello che per tutti è stato il mio primo omicidio diventato un caso non l’ho mai confessato, anche se non ho esitato a confessarne altri dodici. Confessare il primo omicidio significa dare l’inizio di una vicenda, il capo della matassa, per intenderci. Per anni ho seguito le deduzioni dei criminologi, persone che stimo, il loro interesse verso di me mi faceva sentire osservato, mi sentivo importante e questo mi spingeva ad uccidere ancora. Non mi procurava piacere ma un certo gusto per la sfida, sapere che il mio gesto avrebbe messo in movimento squadre di criminologi, psichiatri e che, anche se a distanza, avremmo giocato insieme, mi esaltava. Io non ho mai giocato con così tante persone.
Ero sempre all’esterno di qualsiasi girotondo, gli altri giravano io guardavo; gli altri si nascondevano e io contavo; gli altri giocavano a pallone io andavo a raccogliere la palla. Non mi hanno coinvolto e così mi hanno ucciso. Non amo e allora uccido.
Io mi sento morto e voglio che gli altri si possano sentire come me, solo così ci può essere un dialogo; finalmente potremmo sentirci simili. Poi mi hanno arrestato e ho dovuto lasciare a metà la mia opera; ma quelle tredici persone che ho ucciso sentono quello che sento io; mi dicono ogni sera come stanno e mi ringraziano per aver fatto loro capire che la vita non è solo far parte del girotondo o calciare una palla. Io sono felice ogni sera quando loro mi ringraziano. Ci sono adesso tredici persone che sono come me, che mi capiscono, mi parlano e mi amano. Il carcere non ci ha divisi, perché come veri amici siamo sempre insieme. Amici grati che mi salutano e mi danno la buonanotte ogni notte e il buongiorno ogni giorno, è giusto nelle amicizie si devono rispettare certi riti per affermare e rafforzare l’amicizia. Mi tengono in isolamento, ci tengono in isolamento. Ma quattordici persone in isolamento formano una comunità ecco, siamo una comunità di quattordici persone in isolamento. Un ghetto o un elite, non sappiamo.
Di estraneo c’è la guardia
penitenziaria e …vorrei tanto fosse il numero quindici.
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