La Spiaggia delle Bambole


Foto di Pixabay

Era l'alba sulla spiaggia.
Giovanni si girò e vide che dei gabbiani si agitavano intorno a qualcosa che stava lungo la spiaggia, come un grosso pesce; pensò a uno dei tanti squali che spesso erano stati avvistati in quel tratto di mare. Scese gli scogli e si avviò verso lo squalo. Più si avvicinava e più i gabbiani sembravano calmarsi. Giovanni ancora oggi crede che la natura parli all’uomo se l’uomo sa ascoltare e, la tranquillità che i gabbiani provavano vedendo che aveva capito che doveva avvicinarsi, lo preoccupava, gli faceva presagire un brutto evento. Si calmano, pensò, perché non sono più soli di fronte a un pericolo o a qualcosa di brutto. Poi vide una gamba. Allora rallentò. Alla gamba seguiva la curva di un corpo. Si guardò indietro, forse per capire se fosse solo o se fosse lontano da qualcuno. Riprese ad avvicinarsi ormai sicuro che non fosse uno squalo. Era vicino e vide che si trattava di una donna giovane, il viso era coperto dalla sabbia e dai capelli bagnati. Un suo collega lo chiamò:
- Giovanni, ehy che stai facendo andiamo, è tardi!
Giovanni alzò il braccio verso l’amico.
Poi si accovacciò vicino al corpo, vide che non stava respirando e il cadavere era già gonfio.
- E’ un morto?! Gli chiesero i suoi amici.
- Giovane – disse Giovanni.
Così chiamarono i carabinieri che dissero che era una donna di 15-20 anni, non italiana. Poi però videro un altro oggetto. Sembrava anche quello un corpo, ma siccome non c’erano i gabbiani intorno, sperarono fosse un tronco di legno. I carabinieri si avvicinarono insieme al medico: anche quella era una donna, giovane forse poco più grande dell’altra ragazza. Poi le due giovani, furono portate in ospedale per un’autopsia e infine all’obitorio comunale. Seppero che erano morte dopo due giorni in mare, la più grande era morta probabilmente alcune ore prima. Erano sorelle ed erano belle “come due bambole” ripete ancora oggi Giovanni.
In base alle correnti del mare furono ricostruite le loro ultime ore: erano partite come persone dalle coste dell’Africa per arrivare in Italia come clandestine, facevano parte di un’imbarcazione naufragata due giorni prima, le correnti le avevano portate fino alla spiaggia che d’allora fu nominata “La spiaggia delle bambole”. I corpi delle due ragazze ora sono nel cimitero del paese, ricoperti da una lapide, senza i loro nomi, con la scritta:
"L’onda arriva sulla spiaggia e stende una sorpresa, poi si ritrae e scopre la sorpresa che ti ha lasciato: possono essere conchiglie, bottiglie o ossi di seppia ma nella nostra spiaggia, si trovano solo pezzi di bambole. 15 maggio 1991".
Ancora oggi i bambini giocano sulla Spiaggia delle Bambole in attesa che il mare lasci le bambole, le loro gambe, le loro braccia, le loro teste a volte con un occhio aperto ed uno chiuso come a dire, "ehy ciao bambino, giochiamo? Giochiamo almeno ancora un po'?"

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