Colloquio di lavoro



"Che cosa sai fare?"
"So uccidere".
Non capì, per un momento pensò ad una battuta spiritosa, così per vincere la tensione, ma l’espressione del potenziale omicida era seria, estremamente fissa su di lui. No, non era una battuta.
E lui che stava per abbozzare un sorriso, si ritrovò a dover rimediare a quel ghigno con un  che intende dire, scusi?
"Intendo dire che so uccidere e mi propongo per questo; forse nella vostra azienda non avete bisogno di un killer, uno scagnozzo o un normale e qualificato omicida ?"
"Queste sono domande a cui non si può rispondere così su due piedi". Era evidente che stava cercando il modo di rispondere qualcosa, le domande dirette le aveva sempre poste lui durante i colloqui di assunzione, ma rispondere a domande dirette non era altrettanto facile.
"Quindi …lei vuole fare il killer ?"
"Sempre che ce ne sia bisogno, s’intende."
"E lo chiede …cooosì ?"
"Sì lo so che i killer si assoldano attraverso trattative private e tramite persone fidate, magari politici, ma io sono molto fidato e una persona di grande fiducia, per questo credo che il killer e anche la spia siano le professioni più adatte alla mia personalità, ne sono convinto."
"E che studi ha fatto?"
"Il classico, lettere, un corso di perfezionamento in giornalismo e un corso di tiro a segno. Quest’ultimo è quello che più mi ha affascinato, per questo voglio dedicargli la mia vita e, scusi il cinismo, quella degli altri."
"Il cinismo...fosse solo questione di cinismo...assoldare così...io non credo si possa."
"Quindi non esclude che nella vostra azienda ci sia bisogno di una figura professionale come la mia?"
"Non mi faccia dire cose che non ho mai detto...la prego. È sicuro che non la mandi qualcuno?"
"Pensi che buffo se fossi un killer già assunto da qualcun altro e fossi qui per svolgere il mio compito."
"Mi sta minacciando?"
"No, le minacce le fa un’altra figura professionale, io arrivo dopo."

Cominciò a pensare se nei giorni passati avesse subito delle minacce ma gli parve di no; la moglie lo aveva minacciato di chiedere il divorzio; la donna delle pulizie di inseguirlo con la scopa se continuava a passare sul pavimento ancora bagnato; l’unica minaccia di morte, ma tutto sommato fra queste era la minaccia meno importante, gli era stata fatta dal figlio di 4 anni, mani in alto o sei morto. Era certo di avere alzato immediatamente le mani.
E minacce sul lavoro? no, sul lavoro era impeccabile con i superiori e con i sottoposti, qui anche con la donna delle pulizie.
"Ho bisogno ancora di qualche giorno...per valutare il suo...chiamiamolo curriculum, devo sentire i dirigenti...non posso assumermi, anche se poi sono io che assumo...assumermi io questa responsabilità."
"Bene, allora spero di sentirla presto."
"Non dubiti...certamente."

°°° °°° °°°
"Ciao ma’."
"Ciao...allora come è andata?"
"Non so, non credo male."
"Vedrai, prima o poi qualcuno vedrà quanto vali...lo hai detto sì del voto di laurea?"
"Certo"
"E anche del master in comunicazione aziendale?"
"Si, sì non ho dimenticato niente."
"Ma tu che pensi ... che impressione hai fatto?...ormai dopo tutti i colloqui che hai fatto lo dovresti capire."
"Penso bene mà...più delle altre volte."
"Dici che hai fatto colpo, allora?"
"Sicuramente, mà. Sicuramente lo farò un colpo."

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