Immagine trovata sul web Conte Leopardi, ben ritrovato. Vogliamo parlare un po’ del Leopardi “fuori casa”, dei suoi soggiorni da lei tanto desiderati? Lei ha vissuto a Roma, presso gli zii materni, dal novembre 1822 ad aprile 1823, come ricorda quel periodo? In particolare l’incontro con i letterati del tempo, grande opportunità per chi era costretto in un piccolo paese… letterati ... io n’ho conosciuto pochi, e questi pochi m’hanno tolto la voglia di conoscerne altri. ... Secondo loro, il sommo della sapienza umana, anzi la sola e vera scienza dell’uomo è l’Antiquaria. ... Filosofia, morale, politica, scienza del cuore umano, eloquenza, poesia, filologia, tutto ciò è straniero in Roma ... La bella è che non si trova un Romano il quale realmente possieda il latino o il greco. Nessuno? …fui da Cancellieri (abate Francesco Cancellieri, nda) il quale è un coglione, un fiume di ciarle, il più noioso e disperante uomo della terra; parla di cose assurdamente frivole col massimo interes
Così come per “Vecchia Sposa”, pubblicata all’inizio di Dicembre, "Preghiera alla Notte" è nata dalla collaborazione con di Igor Minghetti (musica e voce) e tratta dal libro “Tarli senza Cornici”. Ma chi sta pregando la Notte? “Preghiera alla Notte” è il momento in cui Giuseppe, visto come attore, stanco del viaggio di ricostruzione della Sacra Famiglia si riposa e si rivolge alla notte. Infatti, “Tarli senza Cornici” narra la storia di un anziano attore che interpreta la parte di Giuseppe, il padre putativo di Gesù, che si cala talmente tanto nella parte fino a perdere il senno e ad immedesimarsi nel suo personaggio dove in questa veste vivrà l’amarezza di Giuseppe di non essere stato padre e di non essere rappresentato in modo adeguato nell’arte e nelle Sacre Famiglie, tanto da voler ricostruire lui stesso la nuova vera Famiglia. Coinvolgerà una senza tetto che per lui rappresenterà Maria , la vecchia sposa e perfino un bambino, ovviamente, per lui Gesù. Articolo su Ma
Eravamo in terapia intensiva. Io da un lato e lei accanto. Sentivo un rantolo. Mi chiesi chi fosse. Con un filo di voce mi disse: “L’Italia”. Mi aveva letto nel pensiero perché io non le avevo chiesto chi fosse, dato che ero in coma. Pensai a quella che vidi un tempo attaccata alle pareti, di cui ti fanno notare la forma a stivale. Poi pensai a quella dei Romani e del suo Impero. Ma mi venne in mente ancor più vivida l’immagine della cattedrale di Firenze e la Mole Antonelliana. E in quel rantolo c’erano le voci dialettali, le z con la lisca, la c aspirata, la s che sa di z. La creatività, la voglia di fare ma soprattutto la grande capacità. Unica al mondo. C’era la pacca sulla spalle e le mani che parlano con il loro gesticolare. C’erano Giordano Bruno e Galileo, roghi e ingiurie. Attuali ed eterne. C’era un popolo che è morto. Non sento più il rantolo. Forse sono morta, ecco perchè non lo sento…sì ditemi che sono io ad essere morta e che Lei è ancora viva.
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