Intervista a Giacomo Leopardi: "Feste in casa Leopardi"

 

Immagine trovata sul web

Ben ritrovato Conte Leopardi. Come sta?

Ora che volge l’anno?

Eh, già, siamo nel periodo delle feste di fine anno. Sa…riflettendoci, nelle sue liriche, nei suoi scritti, appare spesso la parola “festa”…o è una mia impressione?

Guardi, lei mi ha già fatto passare per una persona ironica, se ora mi fa passare anche per un festaiolo finirà col rovinarmi del tutto la mia reputazione classica!

Non lo vorrei mai. Allora ci dica lei che idea ha delle feste…

Bellissima istituzione è quella del Cristianesimo di consacrare ciascun giorno alla memoria di qualcuno de’ suoi Eroi, o di qualcuno de’ suoi fasti, celebrando con solennità, o universalmente quei giorni che appartengono alla memoria de’ fasti più importanti alla Chiesa universale, o particolarmente quei giorni che spettano ad un Eroe la cui memoria interessa questo o quel luogo in particolare. Dal che risultano le uniche feste popolari che questo tempo conservi. E l’influenza delle feste popolari sulle nazioni è somma, degnissima di calcolo per li politici, utilissima quando risveglia gli animi alla gloria, colla rimembranza, e la pubblica e solenne celebrazione e quasi proposizione de’ grandi esempi.

Trasmettono il calore della festa…

[…] le feste che si chiamano onomastiche de’ principi ec. o quelle d’incoronazioni, o anniversarie di dette incoronazioni ec. ec. non sono nè popolari, nè nazionali, nè utili a nulla. Non sono materialmente popolari, perchè per lo più non si stendono fuor delle corti, o almeno fuor delle capitali, si limitano a cerimonie di etichetta, non hanno niente di vivo, di entusiastico ec. Non sono spiritualmente popolari, cioè nazionali, perchè la festa di un principe vivo, non è festa della nazione, la quale o non si cura di lui, o probabilmente l’odia o l’invidia, o lo biasima in cento mila cose; o per lo meno è del tutto indifferente sul conto suo, e quasi estranea al suo principe, o a’ suoi subalterni. 

Nessuna celebrazione per i vivi quindi…

… intorno ad un principe vivente, non è mai festa nazionale quella ch’è, se non altro, sospetta di adulazione a quegli stessi che la celebrano. Questo solo sospetto, inseparabile dagli onori resi a un potente vivo, spegne qualunque sentimento magnanimo, è incompatibile coll’entusiasmo, e con quel senso di libertà che forma la più necessaria parte di una festa nazionale, la quale deve racchiudere l’idea di premio conceduto alla virtù, al merito, ai beneficj, ma conceduto spontaneamente e gratuitamente, cioè per pura gratitudine, ammirazione, amore, senza sperar nulla da colui al quale si concede.

Rimangono allora le feste religiose come quelle verso cui ci stiamo avvicinando…

[…] le nostre feste religiose che sono ben popolari, ma nulla hanno di nazionale, non avendo nulla di comune, e di strettamente legato i fasti delle moderne nazioni, e le opere de’ nostri antichi o moderni Eroi nazionali, coi fasti della religione, e colle opere degli Eroi Cristiani: i quali oltracciò non sono sempre nostri compatrioti, com’erano tutti quelli di cui gli Ebrei, o le altre nazioni celebravano la memoria. Anzi non appartengono bene spesso in verun modo alla nostra patria. E lascio poi la spiritualità del culto che si rende nelle feste cristiane, spiritualità ben diversa da quella degli Ebrei ed altri antichi, e del tutto incompatibile coll’entusiasmo, colle grandi illusioni, coll’infervoramento della vita, coll’attività ec. 

Che intende dire?

La festa della dedicazione del tempio di Salomone, aveva un soggetto più materiale delle nostre, ma però più delle altre feste Ebraiche diviso dal nazionale: effetto de’ tempi, e del sistema monarchico sotto il quale fu istituita. Teneva però ancora non poco di nazionalità, stante la gran parte ch’ebbe la nazione a quella fabbrica, la solennità e nazionalità di quella dedicazione fatta da Salomone, il visitar che la nazione faceva ogni anno quel tempio, l’attaccamento generale alla religione, e l’influenza sua sulla vita e il regime del popolo; i monumenti dell’antica storia ec. che quel tempio conteneva, e l’esser tutta la Religione Giudaica quasi rinchiusa e immedesimata con quel tempio; l’affezione che il popolo gli portava, come poi si vide nella riedificazione fattane da Esdra e Neemia, quando i vecchi piangevano per la ricordanza del tempio antico ec. ec. Questo nuovo tempio era forse ancor più nazionale, per la circostanza d’essere stato fabbricato dalle stesse mani della nazione, e sotto la tutela delle armi nazionali contro i Samaritani ec. Così che la festa del tempio sì antico che nuovo, era, si può dir, la memoria di un’impresa nazionale.

E per rimanere più vicino alle nostre radici?

[…]

I trionfi presso i Romani erano vere feste nazionali, benchè non anniversarie. Nè faceva alcun danno che forse la principal parte dell’onore di quella festa fosse renduto a un uomo vivo. 

[…]

Restano dunque per sole feste popolari, le feste religiose, affatto divise fra noi dal nazionale, ed oltracciò poco oramai popolari, perchè, eccetto alcune, le più si restringono ai soli tempj, massime nelle grandi città, dove i passatempi sono quotidiani e sufficienti per se soli ad occupare.

Pur questa delle feste religiose è una bellissima istituzione, come ho detto, ma derivata da’ costumi antichi, e da usanze, come ho dimostrato, ben anteriori al Cristianesimo...]

Immagino conosca la mia Canzonetta per il Santo Natale che scrissi a 10-11 anni?

Oh certo l’ho pubblicata in un precedente post…

Ma lei si occupa sempre di me… è peggio di un ufficio stampa!

Lo faccio gratuitamente... Quindi, riassumendo, non mi sembra che lei fosse colpito dalla malinconia delle feste, come invece sembra ne Il Passero solitario o ne Il Sabato del Villaggio…

Oh sì quella: la donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole… ma cosa avevo per la testa quel giorno!!.
Il Passero Solitario, ecco forse lì c’è il dolore (ma lieve) per la mancanza di partecipare alla festa, più correttamente: di “festeggiare” la vita.

Grazie ancora Conte Leopardi e buone feste!

Grazie a lei e buone feste a tutti i suoi lettori; e se volete regalare un libro per Natale, regalate lo Zibaldone, non i Promessi Sposi…

Ma Conte…questo è un colpo basso!

Defaillance della nobiltà!

Risposte tratte da Zibaldone (3 Agosto 1821). Le parti in corsivo sono pura fantasia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Intervista a Giacomo Leopardi: "Lontano da Recanati"

"Preghiera alla Notte" - la canzone

Ti racconterò