Intervista di The Obsidian Mirror su "Volevo essere adorata"
Come un papavero tra le pagine di un libro, il piccolo libro
di Marcella Andreini ha la stessa essenza della carta velina intinta nella
porpora. Delicata ma allo stesso tempo sanguigna. Apparentemente fragile e
innocua, ma sgocciolante di spunti e riflessioni che solo una profonda passione
per la vita può trasmettere. Sono affascinato da quante righe mi sono scoperto
a leggere e rileggere più volte, per cercare di capire, per fare miei i
pensieri di un’altra persona. Sono inciampato per caso nel blog dell’Autrice e
da allora non me ne sono più allontanato. Tanti pensieri, apparentemente
slegati l’uno dall’altro, ma accomunati da un unico comun denominatore: la
curiosità.
Ma passiamo alle domande:
Adriana Bisi Fabbri, Bacio allo specchio, 1911 |
The Obsidian Mirror:
Spesso la solitudine deriva da una perdita. Ci sentiremmo meglio se riuscissimo
a scoprire dove vanno a finire i palloncini?
Marcella Andreini: Prima
o poi lo scopriremo. “Lo scopriremo solo vivendo…” diceva la canzone, e se
invece fosse vero il contrario, “lo scopriremo solo morendo”? Se scoprissimo
dove vanno a finire i palloncini…non so…avremmo una certezza quindi un altro luogo,
un’altra vita come un continuare questa, forse ci sentiremmo meglio, siamo
prigionieri del bisogno di avere delle certezze…E’ un peccato perché la vita è
tutta un’incertezza, è ballerina.
T.O.M.: Domanda
quasi d’obbligo: Chi è quella persona che ti guarda negli occhi dall’altra
parte dello specchio?
M.A.: Emilia è il
mio secondo nome e quello che preferisco, quindi deve essere per forza di cose,
la parte migliore di me; se non migliore la mia preferita. Emilia è un nome che
sa di musica, è l’antimateria, è la non guerra – che non vuol dire pace – vuol
dire il non attaccare per primi; c’è una sola persona che in realtà ha adorato
e tuttora adora Emilia ed è Marcella, ossia io.
T.O.M.: Una donna
non è mai dove la vedi. È quindi questo quello che le donne non dicono?
M.A.: O quello
che gli uomini non capiscono. No poverini, capiscono, mica mi posso giocare
così il 50% dei lettori?! Non è che non lo dicono è che non si può spiegare.
T.O.M.: Come
saresti oggi senza “Volevo solo essere adorata” ieri?
M.A.: Ecco,
questa è una domanda difficile. Ci vuole coraggio a scrivere un libro, in
generale, questo è stato tremendo. E se il coraggio si è avuto una volta lo si
avrà per sempre; le circostanze cambiano, le persone ti mettono a dura prova
(il coraggio rende antipatici); io sono una persona che può sembrare fragile,
in realtà non lo sono per niente. Quindi senza “Volevo solo essere adorata”,
per tornare alla tua domanda, avrei meno consapevolezza della mia
forza/coraggio. Che comunque nel mondo di oggi, serve a ben poco, dato che
quasi più niente dipende da noi stessi.
T.O.M.: Come
riscriveresti oggi “Volevo solo essere adorata” rispetto a ieri?
M.A.: Con qualche
virgola in più, dicono che mi dimentico di metterle. Forse oggi, sbagliando,
potrei avere la tentazione di mettere nella vita di Emilia un problema legato
alla crisi del momento, ma poi lo cancellerei perché la crisi di Emilia è
genetica, non sociale o economica. Sai che avevo ipotizzato un seguito? Ma il
seguito era troppo triste perché l’amica rimasta si sposava …
T.O.M.: Messico o
Capo Nord?
M.A.: Capo Nord.
“Volevo solo essere adorata” è uscito nel 1999, io sono poi andata a Capo Nord
nel 2001, dovevo portarci Emilia … follia? C’era nebbia, pioggia e vento, in
pratica non ho visto niente, non ho visto il mare, mi hanno assicurato
che c’era. E, cosa che ad Emilia non sarebbe piaciuta, c’erano troppe persone
che scattavano foto (anch’io ho ceduto alla tentazione), foto nebbiose, persone
che nelle foto saranno sembrate fantasmi (queste ad Emilia sarebbero piaciute.
Le sarebbe piaciuto anche il tuo blog gotico). Il Messico è troppo caldo, le
persone sono troppo vivaci o, come si dice, calienti, insomma troppo, un ritmo
che non combacia con il mio, io ho il carattere del gatto.
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